I Feudatari


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Badolato nel corso di quasi 800 anni, ha avuto molti signori feudali, non bisogna pero?confondere le famiglie nobili di Badolato, con quelle feudali. La differenza consiste nel fatto che le prime, erano famiglie storiche e benestanti, appartenevano al cio? al patriziato del paese, il titolo di nobile e? legato al cognome della famiglia, ed e? trasmissibile.
Mentre le seconde oltre a essere famiglie nobili, avevano in piu? anche una concessione politica dal sovrano o benefattore, come ad esempio i Ruffo, i Borgia, o i Gallelli. Tale investitura o carica infatti, ratificata col contratto feudale, consisteva nell?esercizio indiscusso dei poteri fiscali, militari, e giurisdizionali, su di un territorio loro concesso.
L? importanza del titolo nobiliare dipendeva dalla grandezza del territorio che il feudatario doveva gestire.
Il feudalesimo ha avuto praticamente origine e massima espressione con l?impero Carolingio di Carlo Magno, nell?814.
La societ? Carolingia e?infatti rurale, gravita attorno alla chiesa, ed e? governata dal padrone della grande proprieta? terriera.
Il sistema feudale sviluppatosi inizialmente in Borgogna e Loira, si estese in breve a tutta l?Europa, presentandosi come una societ? militare e agricola al tempo stesso, la proprieta? fondiaria diventa col tramonto dell?impero Romano, l? unica garanzia di sussistenza per quanti si mettono sotto la protezione di un grande latifondista. E? con l?aumentare delle guerre, delle scorribande, dei saccheggi e uccisioni, aumentano i contadini che si rifugiano presso i castelli, o le grandi ville padronali dei potenti che possono difenderli.
Il termine feudo, sta ad indicare il beneficio che il vassallo ottiene dal suo signore, si tratta di un territorio concesso in cambio di determinati servigi militari, come ad esempio l? aiuto con armati in caso di guerra, fedelt?, assistenza, e il pagamento di tributi.
La terra concessa in beneficio, non diveniva pero? una proprieta? privata, ma solo un usufrutto vitalizio, al termine del quale poteva essere revocato dal sovrano o benefattore.
ai feudatari di trasmettere ai propri figli la terra, e quindi il titolo nobiliare ad essa legata.
Analizzando in generale i titoli nobiliari-feudali, si nota come nell?altomedioevo il feudo si configur? un attributo non assoluto ma relativo, poteva essere concesso non solo al Re, ma anche dal principe.
Il successore entra cosi? nella pienezza delle sue funzioni nel momento in cui viene a mancare il suo precedessore, (trono vacate).
Questa successione ha sempre carattere legittimo, regolata dalle leggi statutarie, e? sottratta a ogni volont? personale.
La successione avviene sulla primogenitura maschile, il diritto al trono e al feudo era fondato cosi unicamente sullo status familiare.
Il sistema feudale e? gerarchico, infatti il Re era maggiorenne a 18 anni, e doveva dimostrare di avere capacita di regnare, veniva perci? educato in modo rigoroso a questo solo compito fin da bambino, e prima di sedersi sul trono prestava giuramento allo statuto, che si impegnava cosi a rispettare.
Tale figura rappresenta il massimo status raggiungibile da un laico, tutt' oggi in Europa la maggior parte degli stati, sono Regni costituzionali.
Il titolo di Principe deriva invece dalla parola latina ?princeps?, che significa il primo.
Titolo molto prestigioso nella scala gerarchica nobiliare, secondo solo a quello di Re.
Particolari sono il titolo di principe ereditario, spettante ai membri di una Casa regnante, al quale spesso si accompagna la denominazione di Altezza Reale, o imperiale. Il principe ha poteri su un principato, che per estensione ed importanza e? un piccolo Regno.
Il Duca, e? un titolo invece di origine Longobarda, e deriva dalla parola latina Dux.
Titolo assai elevato, il duca aveva potere su un ducato, territorio leggermente inferiore al principato, egli poteva per? essere praticamente un sovrano autonomo.(alcuni ducati storicamente erano ricchi e armati come principati.)
Il titolo ? trasmissibile agli eredi, e occupa nella scala nobiliare il terzo posto, collocandosi tra Principe e Marchese.
Il titolo di Marchese, deriva dal termine mark- (confine) essendo inizialmente coloro preposti alla difesa dello stesso.
Il titolo trasmissibile agli eredi, appare con l?impero Carolingio, e si colloca nella scala nobiliare al quarto posto, tra Duca e Conte.
Il titolo di Conte invece, solo con il feudalesimo divenne titolo nobiliare di media importanza.
Il termine deriva dalla parola latina (Comites- compagni) erano infatti inizialmente i compagni di viaggio del sovrano, collaboratori che godevano della piena fiducia del Re.
Titolo trasmissibile agli eredi, si colloca nella scala nobiliare al quinto posto tra Barone e Marchese, il Conte aveva potere sulla contea, territorio poco piu? piccolo del marchesato.
Il Visconte, era invece un titolo che deriva dalla parola latina (vices-vici) essi sorsero sotto i Franchi, quando i conti ebbero necessita? di nominare alcuni delegati, appunto vices, che dovevano sostituirli in alcune funzioni, la nomina revocabile, terminava con la morte del nominato.
Ma e? soltanto col feudalesimo che tale nomina divenne titolo nobiliere, scarsamente diffuso in Italia, ha invece trovato maggiore uso in Inghilterra e Francia.
Il Barone ? invece un titolo al quale nell?ordinamento feudale Italiano spettava la piu? ampia potest? di giurisdizione sui territori loro concessi, il diritto di guerra, di esigere tributi, e batter moneta.
In alcuni stati europei, come ad esempio la Germania, addirittura i baroni erano ricchi e potenti quanto i principi. I baroni avevano un potere illimitato sulla baronia, e spesso storicamente alcuni di loro si sono resi artefici di complotti contro il sovrano e l?ordine preposto, come la famosa congiura dei baroni.
Questo titolo nella scala nobiliare si colloca al sesto posto, tra Conte e nobile.
Il nobile e? invece il grado piu? basso tra i titoli nobiliari, consiste infatti nella cosi detta nobilta? generica, attribuita alla famiglia, essa poggia sul cognome della famiglia, ed e? trasmissibile, mentre quella a persona si aquisisce con l? appartenenza a un ordine cavalleresco, che preveda il grado nobile. In Italia sono rimasti solo due ordini cavallereschi, che ancora contano il grado nobile, essi sono il S.E.O. Malta, e il S.M.O.Costantiniano di S. Giorgio, cavalieri jure sanguinis (il grado nobile).



In rosso i confini dell'impero carolingio.



FAMIGLIE FEUDALI DI BADOLATO


Nei documenti privati gli accenni alla territorialit? della giurisdizione del feudo di Badolato sono numerosi.
Notizie sicure si hanno pure sulla trasmissione feudale, conservate all?archivio centrale di stato di Napoli, sui registri relativi alle petizioni della Calabria Ultr?. Il feudo di Badolato era ereditario e divisibile, secondo le leggi successorie generali, e non solo nella linea primogeniale.
La donazione implicava il vincolo morale e giuridico della riconscenza, per questa ragione l?infedelt?, manifesta col rifiuto del giuramento richiesto, era punita con la decadenza del beneficio.
Il feudo di Badolato era a vita, con la morte del feudatario, l?erede ripigliava i beni mediante il pagamento di una tassa denominata relevium. Con una decisione del 15 marzo 1611, si stabili? che trascorso un anno dalla morte del feudatario, l?erede doveva pagare il relevium duplicato, (cfr. de Saris, codice delle leggi del Regno di Napoli, libro 4, titolo 2 n. 216)
Le commendazioni avevano luogo principalmente col Re, che soleva proteggere, sub mundeburde vel defensione regia, quei nobili che si commendavano per ricevere difesa e guarentigia.
E? indubitabile che alla signoria politica si collegavano i censi, le enfiteusi, ( per effetto delle quali s era tenuti a servire in guerra i padroni.
I feudatari esercitavano direttamente, o per delegazione, la giurisdizione dominicale, sui propri sudditi, e quella patrimoniale sui casali, e le terre concedute, come conseguenza del possesso del suolo.
Il feudo di Badolato che comportava, ex jure optimo, il diritto di esigere i tributi e i dazi era a dire il vero esercizio diretto dei poteri regali, assoluta emancipazione delle autorit? pubbliche, centro economico e di amministrazione della giustizia.
Dopo la riforma amministrativa del 1564 l?ordinamento pubblico del feudo di Badolato raggiunse la forma di un governo fondato sulla libera elezione dei funzionari municipali, acquistando cosi? la fisionomia di uno stato di diritto, fondato su regolamenti e leggi che indicavano quanto spettava a ciascuno degli ufficiali, nello svolgimento dei compiti assegnati, per evitare abusi di vario genere, e per garantire la pacifica convivenza tra tutti gli abitanti, in ordine alle esigenze della vita sociale ed economica.
I feudatari di Badolato avevano cosi? il potere di riscuotere, attraverso i funzionari dell?amministrazione patrimoniale, tutte le rendite che derivavano loro dai vari cespiti, comprese le propriet? terriere, concesse in fitto o a censo perpetuo.
Il primo feudatario di Badolato fu Filippo de Badulato, che possedette il feudo nel 1271, gli successe poi Ruggero di Lauria, nel 1287, che avvi? inoltre la costruzione di un primo fortilizio difensivo di legno, e della prima cinta muraria del borgo.
Il feudo pass? poi alla potente Casata dei Ruffo nel 1296, che trasform? il primitivo fortilizio di legno, in un castello in muratura, inespuignabile.
Badolato pass? successivamente anche ai Sanseverino, agli Amato, o de Amato, e successivamente attorno al 1455 ai Toraldo, con Giorgio, al quale rimase fino al 1595.
?amministrarono per ultimi, fino alla eversione della feudalita?, avvenuta il 1806.

 

ROBERTO IL GUISACARDO.

Badolato fu fondata nel 1080 da Roberto il Giuscardo primo duca di Calabria.

FILIPPO DE BADULATO.

Filippo uomo d?azione, audace e intraprendente, fu titolare del feudo di Badolato, dall?avvento degli Angioini, fino al 1271.
Nel giugno, e ai primi di luglio del 1269, sessanta armati di ventura, al soldo del conte Ruffo di Catanzaro, per ordine di questi, presero a saccheggiare e ammazzare, con incessanti scorribande i territori sotto la giurisdizione della baronia di Badolato.
Per porre fine alle incursioni delle sue bande armate, Pietro Ruffo pretese da Filippo, il pagamento triennale di 800 once d?oro, ma Filippo non cedette al ricatto, e cosi tra i due feudatari ebbe corso una guerra durata due anni, costituita inizialmente da scaramucce e imboscate, e con perdite da entrambe le parti.
Ma nella prima settimana del maggio 1270, l?esercito di Badolato, perse la battaglia campale contro le piu? numerose armate del conte Ruffo di Catanzaro, e cosi? i Badolatesi furono costretti a chiudersi tra le mura fortificate del borgo, per resistere a un assedio protrattosi diversi mesi.
Il barone Filippo de Badulato per evitare l?umiliazione della resa, gioco? la sua ultima carta, chiedese aiuto al Re, affinch? intercedesse presso il conte Ruffo, e lo convincesse a desistere.
Ma prima che il Re potesse fare o dire qualsiasi cosa, il potente conte Ruffo, era riuscito a creare una breccia nella porta maggiore del borgo, e quindi a entrarvi alla testa di 900 fanti, e 600 cavalleggeri pesanti.(bisogna ricordare che all?epoca i dispacci, erano portati da messaggeri a cavallo, e tal volta tra una richiesta e la risposta, potevano passare diverse settimane.)
La conseguente resa del castello, ultimo baluardo di Badolato, fu cosi? incondizionata, e il feudo rimase al Casato Ruffo, passando da un ramo all?altro della famiglia, praticamente fino al 1451.
 

RUGGERO DI LAURIA.

In allestimento.



RUFFO

La grande Casa Ruffo sulla quale troppo vi sarebbe da scrivere e? di origine Romana, per alcuni storici essi discendono infatti dalla Jens Rufa.
Con Carlo I d?Angi? si affermarono nel Regno, ma raggiunsero il loro apogeo combattendo accanto all?imperatore Greco contro i Saraceni nel 1014.
Oltre a cariche religiose importantissime, come la porpora cardinalizia, e riconoscimenti come il Toson d?oro, essi eressero molti monumenti in Francia, e in Italia, dove godettero di nobilta? a Napoli, Roma, in Sicilia, Calabria e Lombardia.
A questa Casata appartennero uomini d?armi, di studio, politici, e diplomatici, ed ecclesiastici, come il famoso cardinal Ruffo.
I principi Ruffo annoverano inoltre parentele illustrissime, come l?attuale Casa Regnante Belga, essendo l?attuale regina del Belgio, appunto Paola Ruffo di Calabria.
Per alcuni storici addirittura la Casata Ruffo e? stata la piu?importante in meridione dopo i sovrani di Borbone.

 

AMATO o DE AMATO.

Nel 1461, re Ferdinando concesse a questa Casata il feudo della Corrija, posto in territorio di Badolato, oggi compreso nel comune di Isca Ionio.
Pero? la bolla di investitura prevedeva la sola limitazione a succedere nel feudo, alla sola linea maschile.
Altro feudo detto Amato, sempre posto nel territorio di Badolato, fu concesso da Carlo V per meriti dimostrati da Antonello, nella battaglia di Pavia, dopo la rotta data a Francesco I re di Francia, a opera degli Imperiali.
Nel 1653 Giulio Amato era rettore del Beneficio sotto il titolo di S. Antonio, eretto entro la cattedrale di Squillace.



(Stemma - TORALDO)
TORALDO.


Giunti nel Regno con l?imperatore Federico II che ha dato loro ricchezze e feudi, gli uomini di questa famiglia si sono distinti negli studi, nella diplomazia, nella politica, e nella guerra.
Il loro patrimonio si estese particolarmente il 1465, quando un Giorgio ebbe per moglie Margherita Ruffo, figlia del marchese di Catanzaro, che port? in dote altri feudi e due Castelli in Calabria.
Filippo vescovo di Sessa nel 1384, Baldassarre Cardinale nel 1400.
Antonio luogotenente del Regno di Napoli nel 1400.

 

 


(Stemma - BORGIA)
BORGIA


Casata di origine Spagnola originaria di Valencia, compare in Roma con un Clono de Bora 1387 1458 poi Papa col nome di Callisto III Raggiunsero la loro massima potenza col famigerato Rodrigo, che corrompendo gli elettori divenne Papa nel 1492 col nome di Alessandro VI Questi condusse una vita fastosa e dissoluta, ebbe varie amanti, tra cui Vannozza Cattanei e Giulia Farnese, soprannominata col termine blasfemo sposa di Cristo, govern? con lo scopo di arricchirsi e assicurare ai suoi figli le posizioni piu?importanti e prestigiose, anche a danno della chiesa.
Spietato e astuto politicamente, ricorse a qualsiasi mezzo per ottenere i suoi scopi, perpetr? confische di feudi, assassini di oppositori o personaggi scomodi. Si alle? coi Francesi per avere maggiori vantaggi, fece nefandezze e scandali, tanto da attirare le accuse della Savonarola, ori poi improvvisamente il 18 agosto 1503 per avvelenamento.
Ebbe tre figli, Juan, Cesare e Lucrezia, Cesare duca di Valentinois uccise il fratello, per prenderne il potere e le ricchezze, scellerato e ambiziosissimo, cerc? di creare un Regno in Italia centrale, attraverso una politica subdola e criminale, costellata di guerre, uccisioni, avvelenamenti, ed esecuzioni sommarie.
Conquist? molte citt? e cittadine della Romagna, della quale divenne poi il Duca, seguit? successivamente a invadere alcune citt? delle Marche, dell?Umbria e assediare alcuni castelli del Lazio.
Profondo conoscitore di pasture e miscugli velenosi, e degli effetti causati dal loro uso, si racconta non esitasse ad assumere piccole dosi quotidiane di veleno, per immunizzare il proprio corpo, nell?eventualit? fosse avvelenato.
Cosa che puntualmente si verific?, ma senza procurargli la morte, si racconta invece che il veleno gli provoc? sul viso macchie orribili, che lo costrinsero a portare per un periodo un incquietante maschera nera.
Ma il terrore legato al suo nome, tramont? con la morte del padre, che lo aveva sempre protetto e appoggiato politicamente. Celebrato ne il Principe di Machiavelli come modello di condottiero abile e spietato, Cesare mori? in una imboscata in Spagna, alle dipendenze del Re di Navarra suo cognato, presso il quale si era rifugiato, dopo la morte del padre.
Lucrezia 1480- 1519 a tredici anni spos? il duca Sforza, matrimonio sciolto il 1497 per motivi politici.
Lucrezia spos? in seconde nozze, sempre per motivi politici Alfonso, duca di Milano, ma anche questo matrimonio fu poi annullato, e Lucrezia per volere del padre and? nuovamente in sposa il 1501 ad Alfonso d?Este duca di Ferrara, con lo scopo di creare un alleanza politica che avrebbe aperto al fratello Cesare la strada per la conquista della Romagna.
Anche se fu strumento politico prima del padre e poi del fratello, Lucrezia fu innamorata e sposa fedele di quest?ultimo marito.
I Borgia furono i massimi rappresentanti di quella politica rinascimentale, cinica e senza scrupoli, legata ad assassinii,guerre, congiure, avvelenamenti, e spietati sicari.
Lasciano il ricordo di una famiglia bramosa di potere, e segnata dal sangue

 

 

(Stemma-pignatelli)
PIGNATELLI


Antica Casata di origine Longobarda, diramatasi in Italia, in moti rami, nel 1102 Lucio Pignatelli fu Contestabile della repubblica Napoletana.
Giunsero a Roma con Antonio, il 1615-1700 vescovo di Faenza, e arcivescovo di Napoli, papa col nome di Innocenzo XII.
Egli impose ferree regole per il clero, imponendo la veste talare, curo le vie di comunicazione, in particolare i lavori di collegamento tra l?Appia vecchia e la nuova, che chiam? appunto Sappia Pignatelli.
Dalla stirpe di Riccardo 1250 discendono Tommaso, governatore d?Asti, 1431 e i suoi figli, Stefano Riccardo, e Palamede.

 

(stemma - ravaschieri)
RAVASCHIERI


Badolato appartenne anche al principe Ettore Ravaschieri di Belmonte discendente dai banchieri Milanesi, fin da 1596. morto a Satriano il 1650 Il titolo di principe gli fu concesso da Re il 1621 E quello di duca di Cardinale da Re Filippo III il 1611 Ettore II govern? Badolato in un periodo difficile segnato dal vaiolo e dalle carestie.
Francesco II si spos? con Zenobbia Filangeri il 1723.
Il figlio Filippo, fu L?ultimo principe della Casata 1771.


 

 


GALLELLI


Nobile famiglia originaria Dalmata di Zara, assursa al patriziato della citta?, gia? nel dodicesimo secolo.
Molte le aggiunte e le abbreviazioni che alcuni membri della Stirpe usano in otto secoli: Gallellus, Galletus, Gallellis, Gallelli, de Gallelli, Gallelli.
Il Casato compare nel volume secondo de Codex Astensis qui de malabaya communiter nucupatur, pars prima, seconda, et termia, edidit Quintinu Sella, Lynceorum Accademiae consulto. Romae 1880.
Di questa stirpe si hanno prove certe e documenti notarili, nei quali sempre vengono mensionati come nobili e patrizi.
In otto secoli la famiglia dono?molti uomini al campo degli studi, in quello ecclesiastico, militare, diplomatico, e giuridico.
Da questa antica famiglia discendono molti uomini illustri, tra i quali i vescovi Zaratini Petrus Gallis, Gallellis 1138.
Tra gli antenati anche Kolan, conte di Pago e Nona, che riceve nel 1343 dal Re di Polonia Ludovico I il podere nella zona di Krusevo, con le fonti di acque minerali, territori che la famiglia tenne fino alla fine del sedicesimo secolo, quando con un Franciscus si trasferirono in Calabria.
Giunta in Calabria, a Stilo prima, e Badolato poi, la Casata nobile di Zara gode del possesso di beni, privilegi, impieghi civili, e prestigiosi gradi militari, usando ab immemorabili il titolo di barone in atti pubblici e privati.
In Stilo il 1631 il notaio Francesco Barbaro conferisce nel palazzo dell?eccellentissimo barone don Pietro Gallello, confinante con la casa do Domenico Caldarone, per redigere il testamento nuncupativo, alla presenza dei testimoni, domenico Caldarone, Laurenzio Catrambone, don Pietro de Alessio, Iulio Conforto, Fabio de Paula, e Camillo Tallarico.
Il barone don Pietro Gallelli, patrizio di Stilo, vuole essere sepolto nella chiesa di S. Nicola, e lascia al suo legittimo figlio, Antonio, erede universale, tutte le sue proprieta? site in Stilo Badolato e S. Caterina, come i palazzi e le terre.
Il 26 novembre 1658 sotto il Regno di Filippo IV di Spagna, e il vicereame di Garcia di Avellaneda Jharo, Don Daniele Domenico Ravaschieri, principe di Belmonte, e utile signore della terra di Badolato, e dei territori ad essa annessi militarmente, alla presenza del notaio Antonio Nobile Infranscriptus, e dei testimoni, barone don Giovanni Batta, don Giuseppe Bulotta, Plinio Anilio, Filippo Bascio, e Carlo Pagano, concesse privilegi, doni, franchezze, e facolta? feudali, al barone don Luca Gallelli, per se e i suoi discendenti.
(archivio di stato di Catanzaro, notaio N.A. Cundo?, volume 6201, busta 971. Anno 1770.
Con questo atto i rapporti tra i nobili Gallelli, e il principe Ravaschieri, divennero politici poiche? feudali.
Ai baroni Gallelli veniva cosi dato entro i territori loro concessi, la sub infeudazione, uso giuridico largamente diffuso all?epoca, di concedere il potere, di amministrare la giustizia, riscuotere i dazi, adunare il popolo, indire i mercati, e muovere guerra per conto dei Ravaschieri, poiche? permanentemente assenti, in quanto a Napoli.
Filantropica ed illuminata quella dei baroni Gallelli e? un aristocrazia colta e imprenditoriale, storicamente tra le piu? importanti di Calabria.
In 350 anni si sono prodigati per la difesa della popolazione di Badolato, e per l?economia del paese.

Prof. Antonio Gesualdo.


 

LE FONTI:

Libro d?oro della consulta araldica del Regno d? Italia 1944
Libro d?oro della nobilta? Italiana, del collegio araldico Colonnello Bertini Frassoni.
Rivista araldica, del collegio araldico Colonnello Bertini Frassoni.
Annuario della nobilta? Italiana, S.A.G.I. edizioni 2006
Grande Armoriale Italiano, Consiglio Araldico Italiano. Spreti., edizioni 2006
Catasto onciario di Badolato.
Archivio araldico Vailardi.
Elenco regionale nobiliare.
Elenco ufficiale dei cav. del S.M.O.M.
Elenco ufficiale dei cav. jure sanguinis del S.M.O.Costantiniano di S. Giorgio, Spagna.
Elenco ufficiale dei cav. di Malta del S. Giovanni di Catanzaro.
Elenco ufficiale delle Guardie d? onore alle tombe dei Reali di Savoia.
Ordini cavallereschi di uso legittimo in Italia, di Luciano di Poli. Tipografia dell? orso. 1991
Calabria infeudata di Gustavo Valente. 1996
Storia di Badolato medioevale e moderna. Di Antonio Gesualdo, edizioni Frama sud. 1989
Storia di Badolato dal medio evo al 900 di Antonio Gesualdo, edizioni Frama sud. 1986
Storia di Badolato dal 1799 al 1999. di Antonio Gesualdo, 1999
Nobilta? e citt? Calabresi infeudate. Di Franz von Lobstin. Edizioni frama sud 1982
Il sovrano militare ordine di Malta e la Calabria, di Gustavo Valente. Baruffa editore 1996
Le ultime intestazioni feudali in Calabria. di Mario Pellicano Castagna,edizioni effemme. 1982
Le grandi famiglie di Roma, di Claudia Rendina, edizioni Newton e Compton editori. 2004
Le grandi famiglie di Firenze, edizioni Newton e compton editori. 2004
Storia di Zara hravatski, biografi leksikon, Zagreb 1998

 

 

 

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